In questi giorni di caldo asfissiante penso ad Oblomov e alla sua amata vita pigra e indolente. Penso al diritto all’ozio e all’equilibrio del lavoro e della vita personale. Chi è Oblomov? Il protagonista dell’omonimo romanzo, scritto da Ivan Aleksandrovic Goncarov nel 1859, in cui si racconta di un proprietario terriero che vive senza compiere alcuna attività. Le sue giornate trascorrono spostandosi dal letto al divano godendo del tempo, circondato da poche persone e sempre assistito dal suo servitore personale, senza il quale non riuscirebbe neanche a mettersi le scarpe. “Per la precisione, Oblomov ci mette 163 pagine per alzarsi dal letto e in realtà anche nelle 488 pagine restanti sta quasi sempre lì.”, scrive Paolo Nori. Il disinteresse, la pigrizia e l’indolenza di Oblomov sono tali che neppure il fatto di ottenere una rendita maggiore dalla sua tenuta lo tocca minimamente.
Se anche voi vi sentite schiacciati dalla vita e dalla calura di una estate appena iniziata e volete riflettere sul diritto all’ozio, potreste rilassarvi leggendo il romanzo appena citato, magari dopo avere finito di leggere questo articolo. Se site troppo pigri per leggere, c’è anche la trasposizione cinematografica Oblomov, regia di N. S. Michalkov (1979) e anche uno sceneggiato in 4 puntate con la regia di Claudio Fino (1966). Vivere una vita di ozio non è per tutti, serve predisposizione, costanza e allenamento.
Abbiamo diritto all’ozio?
Prima di tutto l’ozio e la pigrizia sono due cose molto differenti! L’ozio è un periodo di quiete e di riposo, in cui si coglie l’opportunità di interrompere le abituali fatiche. La pigrizia invece è la mancanza di determinazione nel compiere un’azione di cui si riconosce l’importanza. Direi che c’è una bella differenza!
Come dice K. Jerome in uno dei suoi saggi della raccolta “Per una vacanza oziosa” (1886): “La sorprendente caratteristica [dell’ozio] è che è sempre intensamente impegnativo. E’ impossibile godere appieno del non far nulla a meno che non si abbia un sacco di lavoro da fare.”. Oggigiorno per non passare da pigri sfaticati agli occhi di una società capitalistica che non si ferma mai, possiamo palare solo di ozio creativo, uno stato di grazia che ispira l’artista nel realizzare i suoi capolavori. Come diceva lo scrittore polacco Joseph Conrad: “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”
Eppure basterebbe ricordare l’origine del termine! “Otium” per gli antichi romani, significava il tempo libero dai “Negotia”, gli impegni del lavoro e della politica, nel quale era possibile aprirsi alla dimensione creativa e personale. Il diritto all’ozio era quasi un dovere! Un aspetto fondamentale per mantenere una vita piacevole ed in equilibrio con il lavoro, come dicevamo in questo articolo.
“Per noi artisti la personalità non è un lusso, bensì condizione esistenziale, aria vitale, capitale irrinunciabile. […] Fin dalle origini gli artisti hanno sempre avuto bisogno di momenti d’ozio, in parte per chiarirsi nuove conoscenze e portare a maturazione il lavoro inconscio, in parte per riavvicinarsi ogni volta, con disinteressato fervore, al mondo naturale, diventando nuovamente bambini, sentendosi di nuovo amici e fratelli della terra, della pianta, della roccia e della nube.”, scriveva Herman Hesse nella sua raccolta di riflessioni “L’arte dell’ozio” (1973).
Il diritto all’ozio di Lafargue
A questo punto non posso non citare “Il diritto all’ozio” di Paul Lafargue, pubblicato nel lontano 1883, ma ancora spaventosamente attuale, in cui l’autore si lancia in una violenta invettiva contro il lavoro alienante tipico della rivoluzione industriale e a una appassionata difesa del diritto del tempo libero. Il breve pamphlet non manca di ironia: “Dio stesso ci dà un buon esempio di ozio! Dopo aver lavorato per sei giorni, si riposa per l’eternità”.
Per chi voglia dedicarsi ad altre letture durante le proprie pause, ricordiamo anche “L’ozio come stile di vita” di Tom Hodgkinson del 2006, un vero e proprio vademecum per chi desidera fare dell’ozio l’attività più importante delle sue giornate. Tra il serio e il faceto ci fa riflettere sulla necessità di prenderci una pausa e di dedicare più tempo al nostro essere umani e noi vi riportiamo questa pungente citazione: “Non far niente è il lavoro più duro di tutti, come già notò Oscar Wilde. Intorno a voi ci sono sempre un sacco di persone che cercano di farvi fare qualcosa.”
Auguriamo a tutti una piacevole e oziosa pausa!