Se negli ultimi mesi non avete sentito parlare di “Grandi Dimissioni”, vi aggiorniamo noi! Questo andamento è stato prima osservato negli Stati Uniti, ma ora stanno emergendo dati statistici anche in Europa e in Italia. In sintesi, nell’arco del 2021 si sono osservati numeri record di dimissioni volontarie, tanto da coniare il nome “The Great Resignation”.
I numeri rilevati negli Stati Uniti sono di 4 milioni di dimissioni volontarie a giugno del 2021 fra i dipendenti a metà carriera tra i 30 e 45 anni, circa il 20% in più rispetto al 2019. In Europa, tra luglio e settembre del 2021 si rilevano dati similari. Nel Regno Unito i posti di lavora vacanti sono più di 1 milione; in Germania 1 impresa su 3 non trova lavoratori e anche l’Italia segue il trend con quasi mezzo milione di dimissioni tra aprile e giugno 2021, un incremento del 37% allo stesso trimestre dell’anno precedente.
Cosa sta succedendo con queste Grandi Dimissioni?
Le motivazioni di questa “fuga” sono ancora in studio da parte degli esperti di dinamiche del lavoro, ma diversi fattori sembrano aver contribuito ad una svolta sul lavoro che potrebbe anche essere epocale. Da uno studio statunitense emerge che il 40% di 1000 dimissionari intervistati, ha individuato nel burnout la causa principale di tale decisione. Il dato più interessante su queste Grandi Dimissioni però è che 1 intervistato su 3 ha lasciato il lavoro senza una alternativa occupazionale! Una persona su tre ha deciso di lasciare il suo attuale lavoro per cambiare sostanzialmente la propria vita, partendo da qualche progetto personale o da una nuova prospettiva di vita (forse cerca di far valere il diritto ad avere del tempo per progetti personali). Non a caso sono diventati più popolari gli l’hashtag #QuitMyJob che vuole incoraggiare anche altri a perseguire le proprie aspirazioni e si inizia ad utilizzare il termine YOLO! Economy (da “You Only Live Once!”, ovvero “Si vive una volta sola!”).
Oltre ad una voglia di vivere appieno le nostre vite, come citato anche in un articolo del Corriere della Sera sicuramente il lockdown ha stravolto le nostre priorità dandoci una visuale diversa sul lavoro e sul tempo che questo occupa nella nostra giornata. La sperimentazione dello smart working, di ritmi più lenti e più tempo per le nostre famiglie ci hanno reso più consapevoli che una qualità della vita migliore è possibile e molti non sono disponibili a tornare indietro anzi, cercano un lavoro più gratificante. Secondo altri autori, la pandemia è stata solo la miccia che ha fatto emergere bisogni sempre più evidenti tra Millenials e Gen Z, quella di contare, vivere felici, migliorare il mondo anche a costo di perdere il famoso “posto fisso”, che ormai si sa, e si dice, non esiste più.
Come vanno le Grandi Dimissioni in Italia?
Anche in Italia, come appunto accennato, si inizia ad osserva questo andamento sulle Grandi Dimissioni e molti autori e giornalisti iniziano a parlarne. Alle dimissioni di numero elevati di persone, non corrisponde una crescita delle assunzioni, si nota da un articolo di Repubblica che riprende i dati elaborati da Prometeia nello studio “Assunzioni e cessazioni: qualcosa si muove nel mercato del lavoro italiano”.
In Italia l’aumento delle dimissioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato è abbastanza trasversale: riguarda, seppur con delle differenze, uomini e donne, italiani e stranieri, giovani e senior. Come negli Stati Uniti, anche nel bel paese questo fenomeno investe maggiormente persone che hanno rapporti di lavoro di medio-lunga durata (da oltre un anno). Per quanto riguarda il profilo settoriale invece qui è più evidente l’effetto della pandemia e della congiuntura economica: il comparto sanità accusa di più il colpo (+44%) e anche il settore metalmeccanico e delle costruzioni (+16%).
Concentrandoci sui dati del Veneto, disponibili fino al 30 settembre, emerge un costante incremento delle dimissioni anche nei mesi estivi. Nei primi 9 mesi dell’anno 2021 risultano 77 mila dimissioni volontarie con un incremento dell’11%. Ma se cresce il numero delle dimissioni cresce anche il tasso di ricollocazioni, ritornando a livelli anche superiori a quelle del 2019, evidenziando un’accresciuta mobilità dei lavoratori dipendenti.
Dall’analisi dei dati fatta su LaVoce.info, emerge che per l’insieme dei dimessi nei primi otto mesi del 2021, il tasso di ricollocazione tempestivo è risultato pari al 54 per cento e se escludiamo i senior (over 54) arriva al 62 per cento (59 per cento nel 2019). Sotto il profilo settoriale raggiunge i livelli più alti per i dipendenti del metalmeccanico (64 per cento), dei trasporti-magazzinaggio, della pubblica amministrazione e della sanità-assistenza (60 per cento); i livelli più bassi si registrano per i dipendenti dei servizi di pulizia (38 per cento) e dei servizi turistici (42 per cento). Indagando per professioni, livelli molto elevati si notano per gli infermieri (74 per cento), per i tecnici informatici e statistici (70 per cento) e per i conduttori di mezzi pesanti e camion (66 per cento).
Cosa cambierà in Italia?
Anche in Italia, la pandemia sembra aver portato ad una nuova consapevolezza sulle nostre vite. Buona parte di queste Grandi Dimissioni avviene per migliorare la propria condizione lavorativa, magari mantenendo la flessibilità sull’orario, per allontanarsi da ambienti tossici oppure per mantenere la possibilità di lavorare in smart-work (come notavamo in un altro articolo, è di sicuro una tendenza del 2022!).
Qualunque sia la motivazione, ed è sicuramente più di una, il mercato del lavoro è in fermento e la riattivazione della mobilità dei lavoratori ne è un chiaro segnali. Forse i lavoratori di oggi e del futuro nascondono una nuova consapevolezza. Il mondo è cresciuto ed è cambiato. Forse il mondo occidentale e i suoi lavoratori hanno raggiunto un livello di benessere tale da permette di considerare fattori diversi oltre allo stipendio di fine mese. Le Grandi Dimissioni sono la richiesta di un maggior equilibrio tra lavoro e vita personale, tra stipendio e progetti personali.
Le aziende dovrebbero fin da subito iniziare ad interrogarsi su questi temi! Negli Stati Uniti e in Germania, dove gli effetti di questo andamento si sono già fatti più eveidenti, le aziende hanno iniziato a trovare difficoltà a mantenere le risorse umane acquisite e anche a trovarne di nuove! Alcune grandi aziende hanno già iniziato a correre ai ripari con incentivi per i dipendenti o provando a migliorare il clima aziendale!
Il benessere sul posto di lavoro e la possibilità di conciliare vita e lavoro sono esigenze sempre più importanti nel mondo del lavoro attuale e sono valori aziendali che vanno sostenuti!